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      I loro stati confinavano tutti con quelli di altre repubbliche, ed i nobili associati alla sorte loro, invece d'esser rivali, formavano un nuovo ordine di cittadini. Vero è che quest'ordine addossandosi le prerogative onerose a tutta la nazione, eccitava già la gelosia del popolo. I Bolognesi avevano nel 1192 nominato il proprio vescovo Gerardo de' Scannabecchi in pretore ossia podestà, il quale prelato li governò nel corso di un anno con tanta saviezza e moderazione, che tutte le parti ne rimasero egualmente soddisfatte309. Il susseguente anno fu perciò riconfermato nell'impiego; del che i nobili non tardarono a dolersene, dicendo che i soli plebei erano da lui favoriti, e che, per poco che ancora durasse il suo governo, l'autorità dei gentiluomini riducevasi a nulla310. Prese perciò le armi, lo cacciarono fuori della città, nominando in sua vece due consoli. Questo primo segno della loro gelosia, questa prima chiamata alla decisione delle armi sui diritti dei due ordini rivali poteva essere per i nobili, che non erano i più forti, di troppo pericoloso esempio. Poteva il popolo a vicenda riacquistare coi mezzi medesimi quell'influenza che di presente gli si toglieva, poteva cacciare i nobili stessi dalla città; ed infatti quest'esempio fu cagione che in un'altra repubblica si facesse ciò che i Bolognesi potevano fare.
      Il governo di Brescia era tutt'affatto nelle mani dei nobili, che avevano successivamente strascinato il comune in varie guerre contro le vicine città di Cremona e di Bergamo.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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