Istigati dai Milanesi, questi nobili vollero di nuovo, l'anno 1200, fargli prendere le armi contro i Bergamaschi; ma il popolo, spossato da frequenti guerre, si rifiutò di assecondare i loro ambiziosi pensieri senza suo profitto, ed invece prese le armi per cacciare dalla città coloro che volevano costringerli a servire; e dopo un sanguinoso combattimento, dato in mezzo alle strade, gli obbligarono a fuggire. Rifugiatisi nel territorio cremonese i gentiluomini bresciani formarono tra di loro una compagnia militare, cui diedero il nome di società di san Fausto. I plebei dal canto loro formarono pure una compagnia chiamata Bruzella311: il qual nome di Bruzella o Brighella si conservò fino a' dì nostri, ed un plebeo bresciano insolente coraggioso e furbo è pure una delle mascare del teatro italiano. I nobili si collegarono colle città di Cremona, Bergamo e Mantova, già da molto tempo nemiche della loro patria. D'altra parte il popolo si unì ai Veronesi, e si continuò la guerra tra loro con estremo accanimento. Anche in Padova ebbe luogo lo stesso anno una quasi simile rivoluzione, di cui la cronaca di quella città non ci dà che la seguente notizia. «L'anno 1200, vi si dice, i plebei tolsero ai magistrati l'amministrazione della città e presero essi soli le redini del governo312.» E per tal modo le rivoluzioni dell'ultimo anno del secolo XII parvero presagire quelle che nel corso di tutto il secolo XIII sconvolsero l'Italia.
CAPITOLO XIII.
Pontificato di Innocenzo III. - Stabilimento del potere temporale della Chiesa.
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