Ma per grandi che fossero i talenti di questo pontefice, e l'arte sua nel risvegliare e tirar partito dalla superstizione del secolo, non era certamente in Italia dove la superstizione potesse renderlo potente; e per questo paese gli abbisognavano altre armi: non tardò ad avvedersene, e prese ben tosto miglior partito per fermare i progressi della fazione ghibellina, cercando in Francia un rivale che potesse un giorno opporre allo stesso Federico, quando il bisogno lo richiedesse.
Gualtieri, conte di Brienne, gentiluomo francese, aveva sposata la prima figlia di Tancredi, ultimo re della razza normanna. Sibilla, vedova di questo sfortunato monarca, dopo una lunga prigionia in Germania, durante la quale era morto suo figliuolo Guglielmo, era stata messa in libertà colle due figlie in conseguenza dei buoni uffici della santa sede. Questi sgraziati fanciulli erano stati arrestati contro la fede di un trattato quando Enrico VI conquistò la Sicilia: essi avevano rinunciato bensì al diritto ereditario della corona, ma a condizione che Enrico VI loro assicurasse i possessi che aveva il loro padre prima d'essere re, cioè la contea di Lecce ed il principato di Taranto, In vista di tale promessa avendo aperte al nemico le porte del palazzo e della rocca di Palermo, furono posti in prigione343. Gualtieri sposo della maggior figliuola di Tancredi, e suo immediato rappresentante, poteva vantare lo stesso diritto d'Enrico alla corona di Sicilia; e quando pure per l'illegittimità di Tancredi si volesse escludere da tale diritto, Gualtieri domandava almeno d'avere la contea di Lecce ed il principato di Taranto da Enrico promessi ai figliuoli di Tancredi, come prezzo della loro rinuncia alla corona.
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