Dopo ciò i crociati risolvettero l'anno 1201 di passare in Palestina o in Egitto per la via di mare, e cercarono di fare coi Veneziani un trattato di sussidio e d'alleanza. Enrico Dandolo allora duca, o doge di Venezia, offrì ai loro ambasciatori in nome della repubblica di fornire tanti bastimenti da trasporto, chiamati usceri o palandre, quanti bastassero per quattro mila cinquecento cavalli, e nove mila scudieri; vascelli per quattro mila cinquecento cavalieri, e venti mila uomini d'infanteria; le provvigioni per tutte queste truppe per nove mesi, e cinquanta galee armate per iscortarli su quelle coste in cui il servizio di Dio e della cristianità li chiamerebbe417. Domandavano in compenso, che i crociati avanti d'imbarcarsi pagassero ottantacinque mila marche d'argento e dividessero coi Veneziani a parti eguali tutte le conquiste che farebbero.
Ma prima che queste condizioni, accettate dai crociati, potessero risguardarsi come convenute, era necessario d'avere l'assenso, prima di sei savj e della quarantia, consigli fin a que' tempi stabiliti in Venezia per temperare l'autorità dei dogi; poi del popolo medesimo che non aveva per anco rinunciato ad ogni ingerenza governativa. Polche Dandolo ebbe il parere de' suoi consiglieri, e preparati gli animi del popolo, riunendo per sezioni, prima duecento, poi fino mila cittadini, adunò l'assemblea generale composta di due mila e più persone nella chiesa di san Marco, e sulla vicina piazza. Colà dovevano essere introdotti sei deputati della più alta nobiltà francese che venivano ad umiliarsi innanzi ad un popolo di mercanti per implorarne l'assistenza.
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