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      Intanto la flotta, poi ch'ebbe caricate tutte le macchine di guerra necessarie ad un assedio, fece vela da Venezia il giorno 8 di ottobre, e giunse in faccia a Zara il 10 novembre, vigilia di san Martino429. Quantunque assai forte questa città si lasciò sgomentare dalla potenza dell'armata che veniva per intraprenderne l'assedio, e dopo cinque giorni i cittadini si arresero al doge salve le vite, ed il saccheggio della città fu diviso tra i confederati. Ma la stagione era ormai troppo avanzata, perchè una flotta di crociati potesse giugnere sicura in Egitto, e prese a Zara i quartieri d'inverno.
      Durante tale dimora i baroni francesi ricevettero lettere del pontefice, colle quali loro rinfacciava aspramente la presa d'una città cristiana, ed il profano uso che avevano fatto delle loro armi, mentre che in forza de' voti emessi omai non appartenevano che a Gesù Cristo: gli avvertiva poi, che se non si pentivano e non si affrettavano di restituire al re d'Ungheria tutto quanto avevano tolto ai suoi sudditi, sarebbero colpiti dalla scomunica già sospesa sul loro capo430.
      I Veneziani avevano fino da que' tempi adottata, rispetto alla santa sede, quella ferma ma rispettosa politica, colla quale seppero conservare verso la medesima una indipendenza che non conobbero le altre potenze cattoliche. Anche prima quando il cardinale Marcello erasi portato a Venezia per prendere, col titolo di legato, il comando della flotta crociata, gli avevano fatto sapere che, se era venuto come predicatore cristiano, si farebbero gloria di riceverlo; ma che, se intendeva di esercitare sopra di loro un'autorità temporale, non potevano accoglierlo sulla flotta431. Dopo aver avuta quest'ambasciata il cardinale erasene tornato a Roma.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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