In questo frattempo il doge di Venezia aveva disposta la sua flotta sopra una sola linea lungo le mura, da cui scacciava i difensori con frequenti scariche delle sue petriere e colle frecce degli arcieri, che posti sui ponti in mezzo all'alberatura dominavano le mura. Pure «sappiate che le galee non osavano prender terra. Ora potete udire le strane prodezze. Il duca di Venezia vecchio, gottoso, cieco, venne tutto armato sulla prora della sua galea, facendo portare innanzi a lui il gonfalone di san Marco, e gridava ai suoi di porlo a terra, o ch'egli farebbe giustizia dei loro corpi. Allora fecero che la galea prendesse terra, e saltando fuori, portano innanzi a lui il gonfalone di san Marco verso la città.» Tutti i Veneziani vedendo la manovra della galea del doge, slanciansi dietro a lui; piantano sulle mura il gonfalone di san Marco, e venticinque torri cadono in loro potere.
La città sembrava omai presa, ed il doge aveva già mandato ad avvisare l'armata francese ch'era padrone di un gran numero di torri da cui non poteva essere sloggiato. Ma quando tentò d'avanzarsi nel soggetto quartiere, un vasto incendio che i Latini attribuiscono ai Greci, i Greci ai Latini, lo fermò, obbligandolo a rinchiudersi in quella parte delle fortificazioni di cui erasi prima impadronito. Intanto l'imperatore Alessio spinto dai rimproveri del popolo che lo accusava di avere aspettato il nemico presso le mura, fece sortire da tre porte le sue truppe ad un miglio e mezzo da quella di Blancherna; e s'avanzò alla loro testa contro l'armata francese, con intenzione d'avvilupparla.
| |
Venezia Venezia Marco Marco Veneziani Marco Latini Greci Greci Latini Alessio Blancherna
|