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      Ma tutto ciò che i Greci possedevano, tutto quello che manifestavano, tutto quello che presentavano ai loro ospiti, era preso: giammai non si ebbe di loro compassione; giammai non si permetteva di dividere l'alloggio, i viveri, i beni che pur erano poc'anzi suoi. Erano senza umanità scacciati dalle loro case477.»
      In fatti quasi tutti i nobili, i ricchi, coperti di miseri cenci, smagrati e deboli, coll'impronta in volto de' sofferti patimenti, sortirono a piedi dalla città piangendo la loro patria, la loro fortuna e spesso una figlia nubile, o una giovane sposa loro rapita; e perchè la condizione loro fosse ancora più crudele, trovavansi sulla strada esposti agl'insulti de' più abbietti loro concittadini; e questo era pure un altro indizio della disorganizzazione sociale. Il popolaccio di Costantinopoli, geloso dei senatori e dei ricchi, invece di unirsi con loro per difendere la patria, compiacevasi di vederli sventurati; e la gente di contado, ugualmente cieca, si rallegrava della rovina d'una capitale che gli aveva dominati tanti secoli478. «A noi, scrive Niceta, altra volta membri del senato, attribuiscono la perdita della città; essi non temono l'occhio perspicace del Signore; essi che tradirono noi e la patria, non si vergognano di tanta falsità. Qual vi può essere oggetto più compassionevole che il delirio e la sventura di questi uomini stupidi, che non solo non pregano per il ristabilimento della città, ma che accusano Dio di lentezza, perchè non abbia sovvertiti assai più presto e noi e la città ed in maniera ancor più terribile, perchè abbia dilazionata la nostra morte, e mostrato ne' suoi giudizj il suo amore per gli uomini?


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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