Questo popolo non dovrebb'essere commosso per simpatia de' nostri mali? Noi più non abbiamo città, non case, non alimenti per vivere; noi che prima eravamo illustrati dalle nostre ricchezze e dal nostro potere.» Difatti Niceta, sortendo colla sua famiglia da Costantinopoli, aveva trovato nella Tracia le stesse disposizioni; di già i paesani riandando le passate memorie, che ne' lontani secoli in differente governo dava alla Grecia maggior gloria, volgevano in ridicolo la nudità e la mendicità de' fuorusciti, chiamandola eguaglianza repubblicana479.
Quantunque siavi luogo a credere che molta parte del bottino si mettesse in comune, pure quando coll'ammasso totale furono pagati i Veneziani, e che questi ebbero la metà loro spettante, rimase pei Francesi la somma di 500,000 marche d'argento. Era questo ben più di quanto sarebbe abbisognato per dissipare la burrasca che da lungo tempo minacciava Costantinopoli480.
L'armata crociata passò in seguito ad eleggere l'imperatore. Sei baroni francesi e sei veneziani furono scelti per farla a norma della precedente convenzione. Assicurasi che uno de' Francesi indicò come degno dell'impero il doge Dandolo, di cui ricordò le imprese; ma un vecchio veneziano, Pantaleone Barbo, prese subito la parola, e facendo sentire che il primo magistrato di una repubblica libera non poteva essere nello stesso tempo capo d'una monarchia, diede il suo voto a Baldovino conte di Fiandra, ed ottenne subito per lui il voto de' suoi colleghi481.
La sola capitale era stata sottomessa, e la debole armata de' crociati, perduta in mezzo d'un vasto Impero, lungi dal potersi lusingare di conquistarlo, doveva aspettarsi d'essere oppressa tosto che si dividerebbe.
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