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      In seguito quando si rifabbricò la città, tutti furono testimonj dei nobili sforzi dei loro concittadini, e delle riportate vittorie. Erano le memorie dell'infanzia e della gioventù, di que' tempi ne' quali l'immaginazione più vivace riceve le più profonde impressioni. Perciò i Milanesi non seppero mai perdonare ai figliuoli di Barbarossa le battaglie e la severità del loro padre; e mentre i cittadini che avevano combattuto contro Federico I, aprivangli essi medesimi le porte della loro città dopo la pace di Costanza, e celebravano la perfetta loro riconciliazione con isplendide feste, le due susseguenti generazioni non istancaronsi di eccitare nemici al suo nipote Federico II, e di fargli guerra.
      A questo sentimento di vendetta nazionale deve attribuirsi la costanza colla quale i Milanesi rimasero attaccati alle parti d'Ottone IV, malgrado che il capo del partito guelfo si fosse dichiarato il difensore delle prerogative dell'Impero, malgrado che Ottone fosse il nemico della santa sede, e che i fulmini della Chiesa piovessero contro i suoi partigiani.
      Mentre viveva ancora Innocenzo, i Milanesi erano stati citati a presentarsi al concilio di Laterano e ad abbandonare un imperatore scomunicato: e nel susseguente anno s'erano portati a Milano due cardinali, ed avevano da parte del papa ordinato alla repubblica di soccorrere Federico contro Ottone suo antico alleato491. In questo secolo le corti dei re obbedivano tremando a tali intimazioni; ma le repubbliche italiane erano più indipendenti; onde i due cardinali non tardarono ad accorgersi che non solo non avrebbero ottenuti i chiesti soccorsi, ma nemmeno avrebbero ridotti i Milanesi a lasciare l'alleanza di Ottone, onde si ritirarono fulminando l'interdetto contro la città.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo II
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1819 pagine 316

   





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