Troviamo negli annali di Asti un indice insigne dell'accrescimento delle sue ricchezze. Ci dicono che l'anno 1226 gli abitanti d'Asti incominciarono a dar danaro ad usura in Francia ed in altri paesi d'oltremonti; dal qual genere di traffico ottennero da prima ragguardevoli profitti, poi gravi perdite501. In fatti il primo giorno di settembre del 1256 il re di Francia fece sostenere ne' suoi stati tutti i banchieri d'Asti in numero di circa cento cinquanta, e ne confiscò i beni del valore di più di ottocento mila lire. Senza accordare che Asti abbia potuto allora perdere così ragguardevole somma, che risponde a più di ventisette milioni di franchi502, non può dubitarsi che i capitali non si fossero accresciuti in Lombardia a dismisura, poichè le manifatture e l'agricoltura del paese permettevano che si sovvenissero alle straniere nazioni così egregie somme. È noto che in conseguenza di questo traffico, cui presero parte tutte le città occidentali d'Italia, fu in Francia indistintamente detto Lombardo l'usurajo ed il banchiere.
Bologna, nell'Emilia, era in allora, come Milano in Lombardia, un centro d'interesse intorno al quale dirigevansi tutti i negozianti delle vicine repubbliche. Bologna che pretendeva avere tra le prime conosciuta l'indipendenza nazionale, e che fa rimontare i suoi privilegi di città libera fino ai tempi d'Ottone I, non aveva, fino a tale epoca, occupato un luogo nella storia per causa di strepitose rivoluzioni, o di grandi sventure: la sua celebrità procedeva da più onorevole titolo.
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