Intanto i Vicentini non tardarono ad accorgersi che il nuovo signore, invece di accrescere i privilegi del popolo, andava consolidando la propria sovranità: perchè aggiugnendosi ai loro timori i conforti de' Padovani che li consigliavano a scuotere così vergognoso giogo, mentre fra Giovanni trovavasi a Verona, il podestà di Vicenza, Uguzio Pilio, introdusse in città i nemici dei signori da Romano, e le milizie padovane per fortificarsi contro il nuovo sovrano. Un altro ecclesiastico, frate Giordano, priore di san Benedetto a Padova, che grandissima influenza aveva sul governo di questa città554, geloso della gloria del suo confratello, gli aveva probabilmente fatta ribellare Vicenza. Tosto che frate Giovanni fu avvisato dell'accaduto, accorse con alcuni soldati per reprimere i sediziosi, e già occupava il palazzo del podestà, che abbandonava al saccheggio, quando giungendo a Vicenza le milizie padovane, scacciarono i soldati di frate Giovanni, che rimase prigioniere. Sebbene per l'intromessione del papa fosse ben tosto rimesso in libertà, la sua prigionia aveva distrutto il suo potere in Verona come a Vicenza; onde trovossi costretto di restituire gli ostaggi che aveva ricevuti e le fortezze occupate dalle sue guarnigioni, ritirandosi a Bologna, dopo avere perduta ogni sua gloria, e lasciata la Lombardia in preda a tante guerre, quante la laceravano prima che desse principio alle sue predicazioni.
Il potere dell'eloquenza in questo secolo, quell'impero della parola con cui il frate di Vicenza si traeva dietro i popoli, e ne regolava i destini, fu il primo effetto del rinascimento delle lettere, o forse al contrario il primo motivo dell'importanza che si diede allora allo studio delle lettere, e dei rapidi avanzamenti che poi fecero.
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