La poesia italiana deve perciò in qualche modo la sua origine ai re siciliani ed ai loro sudditi. Conviene ascrivere questo vantaggio ch'ebbero sopra le repubbliche italiane, in gran parte all'amore dei piaceri e della effeminatezza pur troppo comune ai poeti, e che fece loro quasi sempre preferire il lusso e l'adulazione delle corti alla severità ed all'eguaglianza repubblicana: pure un'altra ragione giustifica i Lombardi assai meglio, vale a dire il gusto che a quest'epoca avevano preso per la lingua provenzale, che coltivavasi già da oltre due secoli da diversi gentili poeti, e che perciò furon quasi tentati di adottare come lingua nazionale561.
La Lombardia non ebbe mai, e nè pure ha presentemente una lingua scritta562; e vi si parlano informi dialetti diversi in ogni città, in ogni villaggio. Il dialetto lombardo era egualmente lontano dal provenzale e dal siciliano; e prima che Dante facesse adottare la lingua cortigiana, com'egli la chiama, di cui può risguardarsi come il creatore, era ancora indecisa la scelta tra le due lingue, egualmente poetiche, egualmente coltivate, egualmente prossime al dialetto del popolo. I marchesi d'Este, ed in ispecial modo Azzo VII563, il marchese di Monferrato, i signori da Romano e da Camino, intrattenevano alle piccole loro corti molti trovatori (Troubadours) della Provenza; i quali eran contenti di tenervi il rango di adulatori ed anche di buffoni, ed il nome che davansi spesse volte di giullari, ossia uomini festosi, non è atto ad indicare più alte pretensioni.
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