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      Spiegando lo stesso coraggio e la stessa costanza del precedente secolo, ed adoperando maggiori forze, gran parte delle repubbliche d'Italia non respinsero l'autorità imperiale, che per cadere sotto il giogo della tirannia. L'illimitato potere dei capi di parte, fatti sovrani, subentrò in molte città al legittimo e moderato potere del monarca costituzionale.
      Gregorio IX che appena fatto papa aveva date così luminose prove del suo violento carattere e della sua parzialità, scomunicando Federico, erasi posto relativamente a questo principe nella più difficile situazione. L'imperatore regnava senza rivali in Germania, e poteva al bisogno levare in queste contrade formidabili armate; ma preferendo all'aspro clima della Germania i suoi regni della Puglia e della Sicilia, vi faceva l'ordinaria sua residenza; e per tal modo trovavasi, per così dire, alle porte di Roma; inoltre egli si era assoggettati que' baroni che colla loro indipendenza avevano resa debole l'autorità de' suoi predecessori: e ciò che più ancora doveva intimidire il papa, aveva dato prove di tanta intelligenza nell'amministrazione de' suoi stati (come ne fanno indubitata prova le sue leggi) che potè riempire il suo tesoro, ed accrescere le sue armate senza angariare i suoi popoli1. In distanza di tre in quattro marcie da Roma aveva stabilite due colonie di soldati saraceni de' quali si era guadagnato l'amore, e ne' quali assai confidava perchè stranieri al timore delle censure e delle scomuniche papali. S'aggiungevano a tutti questi vantaggi la sua profonda conoscenza della politica romana, perchè, cresciuto da fanciullo in mezzo agl'intrighi, aveva appreso a schermirsene; e, nelle sue frequenti controversie colla Chiesa, egli era divenuto così poco scrupoloso che adoperava qualunque mezzo, purchè creduto utile ai suoi progetti.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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