Siccome dava voce d'essersi assoggettato a penitenze monastiche, venne chiamato Ezelino il monaco8, quantunque effettivamente avesse abbracciate le opinioni dei Paterini o Pauliciani, che alcun tempo dopo provocarono contro di lui le censure della Chiesa. Egli aveva due figli; Ezelino III cui aveva dato i castelli posti tra Verona e Padova, ed Alberico, investito dei feudi del contado trivigiano. Fino del 1232 aveva Federico accordato ai due fratelli un diploma che li dichiarava sotto la speciale sua protezione, ed a dir vero niun altro signore lombardo aveva maggiori diritti al favore dell'imperatore9.
Alberico conservò lungo tempo la più alta influenza sulla repubblica di Treviso; ma siccome egli aveva strascinata questa città a dividere il suo odio contro i signori da Camino, i più potenti gentiluomini guelfi del territorio, questi si posero sotto la protezione della città di Padova, una delle principali della lega lombarda, dichiarandosi suoi cittadini; e col suo appoggio forzarono finalmente i Trevigiani a rinunciare alla parte ghibellina per unirsi alla guelfa10. Ezelino ebbe più costante il favore della sorte: la città di Verona era governata da un senato composto di ottanta consiglieri scelti tra la nobiltà che si rinnovavano ogni anno; e l'elezione del 1225 fu in modo favorevole ai signori da Romano, che i Montecchi (che così chiamavansi i loro partigiani) ne approfittarono per eccitare una sedizione, col favore della quale cacciarono di città Riccardo, conte di san Bonifacio, capo del partito guelfo.
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