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      Anzi quando Federico venne a Padova, ove soggiornò gran parte dell'inverno, invitò alla sua corte il marchese, e diè segno di volerlo riconciliare con Ezelino. Fece fare solenni nozze tra Rinaldo figlio del marchese, ed Adelaide figliuola d'Alberico da Romano, com'era stato progettato da frate Giovanni da Vicenza; e parve avere divisa la sua confidenza fra i due capi dell'opposto partito. Nondimeno Ezelino faceva dalle sue spie osservare coloro che frequentavano la casa del marchese, i quali furono altrettante vittime destinate al supplicio dopo la partenza dell'imperatore.
      (1239) Mentre Federico riceveva in Padova non dubbie prove della divozione di quegli abitanti, ebbe notizia che Gregorio IX lo aveva, in pieno concistoro, scomunicato. Siccome vedeva di non potere impedire che questa sentenza non venisse tra poco a notizia de' Padovani, fece egli medesimo raunare tutti i cittadini nella sala de' consigli generali, ove stava preparato il suo trono, sul quale ascese con tutto il fasto conveniente della dignità reale, mentre il suo cancelliere Pietro delle Vigne, posto al suo fianco, alzossi per arringare il popolo. Scelse per testo del sermone due versi d'Ovidio:
     
      Leniter ex merito quidquid patiare, ferendum est;
      Quæ venit indigne pœna, dolenda venit.
     
      Perchè di que' tempi costumavasi anche nelle dicerie profane di cominciare con un testo. Pietro delle Vigne, applicando il suo all'imperatore, dichiarò in suo nome, che s'egli si fosse meritata la sentenza di scomunica, non sarebbesi rifiutato di confessare il suo fallo avanti al popolo, e di sottomettersi al giudizio della Chiesa; ma chiamando lo stesso popolo testimonio dell'ingiusto procedere del pontefice, e passando in rivista le allegazioni cui appoggiavasi la scomunica, si studiò di provarne la falsità.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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