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      «Coll'assenso de' nostri fratelli i cardinali, abbiamo prese sotto la protezione della santa sede le vostre persone, i vostri beni e tutta la città, ordinando che perpetuamente rimanga sotto l'immediata sua dipendenza, obbligandoci a questo, che la Chiesa non accorderà giammai la sovranità, o qualsiasi diritto sopra la medesima a veruno imperatore, re, duca, principe o conte, o ad altra persona.»107.
      Per approfittare di così favorevoli circostanze ed essere più vicino alle conquiste che meditava di fare, Innocenzo partì da Lione in sul cominciare di primavera alla volta d'Italia. Venne ricevuto in Genova dai suoi concittadini con istraordinario giubilo, accresciuto dalla presenza dei deputati di quasi tutte le città lombarde, colà recatisi per incontrarlo, ed ottenere che volesse onorare della sua presenza quelle città: inchiesta avidamente accolta dal pontefice, siccome quella che maravigliosamente giovava ai suoi progetti108. Il partito ghibellino, scoraggiato dalla morte di Federico e dall'abbandono di molte città amiche, signoreggiate dai Guelfi, chiedeva pace; e se tal pace facevasi sotto gli occhi e colla mediazione del pontefice, veniva a rendersi più certo il trionfo della santa sede. Le città di Savona e di Albenga ed il marchese del Carreto, che, finchè visse l'imperatore, ebbero guerra con Genova, avevano già mandati ambasciatori a questa città, offrendole di governarsi sotto i suoi ordini e di unirsi alla parte guelfa. Gli stessi Pisani, che in ogni tempo eransi mostrati caldissimi partigiani della casa di Svevia, avevano spedito un frate domenicano a Genova per trattare un accomodamento.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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