I ricchi negozianti, i legisti illuminati, i prelati, i monaci, i canonici di specchiata pietà, e perfino coloro che si facevano distinguere per le grazie della persona, perivano sul palco ed i loro beni erano confiscati. Soleva Ezelino sforzare i proprietarj a vendergli le loro case, specialmente quelle ch'erano situate in luoghi forti, o presso alle porte della città, ma pochi giorni dopo si riprendeva il denaro colla vita del venditore. Tutti, se fosse stato possibile, avrebbero cercato di sottrarsi colla fuga a' suoi furori, ma il tiranno faceva diligentemente guardare i confini de' suoi stati; e se taluno era sorpreso in atto di uscirne, senza veruna forma di giudizio, e senza nè meno interrogarlo, gli si amputava una gamba, o veniva privato degli occhi.
Poco mancò peraltro che il coraggio di due gentiluomini liberasse la terra da questo mostro. I due fratelli Monte ed Araldo di Monselice, venivano condotti dalle guardie del tiranno a Verona, ove allora dimorava Ezelino, per esservi giudicati167. Giunsero presso al pubblico palazzo, mentre Ezelino desinava; il quale udendo le loro grida, montò in tanta collera, che, abbandonata la mensa, scese le scale senz'armi, gridando: Vengano alla malora i traditori! Monte, appena vedutolo, si libera dalle mani delle guardie, si avventa contro di lui e lo rovescia a terra, cadendogli sopra. Mentre tentava di togliere al tiranno il pugnale che supponeva avesse sotto la veste, ed in pari tempo gli lacerava il volto coi denti, una guardia gli tagliò colla sciabla una gamba, ed altre fecero in pezzi il fratello che voleva dargli ajuto.
| |
Ezelino Monte Araldo Monselice Verona Ezelino Ezelino Vengano
|