Pagina (131/326)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Dall'altra banda il legato non aveva nè talenti, nè attività, nè fors'anco mezzi per trattare vigorosamente la guerra; di modo che passò la buona stagione senza tentare veruna impresa. I due partiti sembravano principalmente occuparsi delle dissensioni civili di Milano e di Brescia. Nella prima i nobili e l'arcivescovo erano in guerra colla plebe; nell'altra le forze guelfe e ghibelline erano pari e quasi in procinto di venire alle mani. Il legato pontificio passava dall'una all'altra città per predicarvi la pace. Ezelino in vece incoraggiava alla guerra i nobili milanesi e bresciani, offrendo il suo ajuto agli uni ed agli altri; ma malgrado l'acerbità degli odj, diffidavano tutti delle sue offerte, ed i suoi stessi partigiani non acconsentivano di riceverlo entro le mura delle città ch'egli diceva di voler proteggere.
      (1258) Soltanto in quest'anno potè il legato ridurre i Bresciani ad entrare nella lega della Chiesa: ma mentre soggiornava nella loro città, si seppe che il marchesa Pelavicino, alla testa de' Cremonesi, aveva attaccati i castelli di Volongo e di Torricella, posti sulle rive dell'Oglio. Il legato uscì tosto di città per obbligare il marchese a ritirare le sue genti, menando seco tutti i Guelfi di Brescia, le milizie di Mantova, e tutti i crociati che l'avevano seguìto: intanto Ezelino, marciando di notte dalla banda di Peschiera con forze superiori, si pose alle spalle dell'armata crociata, la quale sorpresa da panico terrore, non gli oppose quasi veruna resistenza.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





Milano Brescia Bresciani Chiesa Pelavicino Cremonesi Volongo Torricella Oglio Guelfi Brescia Mantova Ezelino Peschiera