Questa risposta procurò ben tosto ai Sienesi una dichiarazione di guerra, ed allora fu che i Ghibellini di Firenze, per cagione dei quali stava per incominciarsi la guerra, mandarono ambasciatori a Manfredi per ottenere il suo ajuto.
Il re di Sicilia, anche prima di ricevere l'ambasceria de' fuorusciti fiorentini, aveva mandate truppe per difendere la repubblica di Siena194. Il conte Giordano d'Anglone giunse in Toscana con un corpo di cavalleria tedesca. Entrò in Siena in dicembre del 1259, e fu adoperato dalla repubblica nell'espugnazione delle fortezze ribelli di alcuni gentiluomini. Ma l'acquisto di Grosseto, di Montemassi e dei conti Aldobrandeschi non era ciò che stesse a cuore degli emigrati fiorentini; onde questi facevano istanza a Manfredi d'accordargli in particolare delle truppe ausiliarie specialmente destinate a ristabilirli nella loro patria.
Manfredi non si lasciò subito muovere dalle istanze dei fuorusciti fiorentini, non volendo, mentre ancora vedevasi circondato da segreti nemici, privarsi di un maggior numero di soldati. Sapeva che gli emigrati sono sempre pericolosi consiglieri, perchè non avendo più nulla da perdere, non temono d'esporre i loro alleati qualunque volta travedano in alcun fatto la più lontana speranza di prospero successo. Diffatti loro sempre conviene di tentar la fortuna colle forze straniere, quando essi più non possono essere colpiti da verun sinistro. Manfredi per rimandare con onesti modi gli ambasciatori ghibellini offrì loro una compagnia di cento uomini d'armi tedeschi, siccome il solo corpo di cui potesse allora disporre.
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