Premeva ai fuorusciti fiorentini di venire senza ritardo ad un'azione che decidesse della loro sorte: ma i magistrati di Siena erano troppo prudenti per seguire così caldi consigli, o per avventurarsi troppo avanti sul territorio nemico, quantunque spalleggiati dalle truppe ausiliarie tedesche. D'altra parte credevasi a Firenze che il re non avesse accordati che tre mesi di paga alle sue truppe, e che, passato questo tempo, sarebbero sforzati di ritirarsi; talchè si pensava di non mettersi in campagna che dopo la loro partenza. I due castelli di monte Pulciano e di mont'Alcino ch'eransi posti sotto la protezione de' Fiorentini, trovavansi assediati da Sienesi; ma perchè situati molto al di là di Siena, i Fiorentini non s'attentavano di soccorrerli con una marcia pericolosa. Per determinarli ad avventurarsi nel cuore d'un paese nemico con tutte le loro forze, onde si dovesse poi venire necessariamente ad un fatto d'armi, Farinata intavolò un finto trattato cogli anziani di Firenze, per opera di due frati minori. Scriveva loro che il popolo di Siena era scontento del proprio governo; che i fuorusciti avevano gagliardi motivi di malcontento, e perciò disposti a riacquistare il favore della loro patria, rendendole un importante servigio; ch'essi avevano il modo di consegnare all'armata fiorentina la porta di san Vito a Siena, ma che per riuscire nell'intento dovevasi loro guarentire la ricompensa di dieci mila fiorini, e fare che sotto pretesto di soccorrere mont'Alcino si avanzasse sulle rive dell'Arbia una potente armata.
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