I capi dello stato erano informati di tali sentimenti del popolo, e tutti i più distinti cittadini del partito guelfo nobili e popolari il 13 settembre, nove giorni dopo la disfatta, uscirono di città colle loro donne e figli. Alcuni ripararonsi a Bologna, ma i più andarono a Lucca, ove fu loro dato il quartiere di san Friano, ed il portico che circonda la chiesa di questo nome. Ritiraronsi egualmente a Lucca i Guelfi di Prato, di Pistoja, di Volterra, di san Gemignano, e di tutte le città e terre di Toscana, tranne quelli d'Arezzo, cosicchè Lucca rimase sola costantemente il propugnacolo di tutto il partito guelfo.
Poi ch'ebbero diviso il bottino fatto sull'Arbia, i Sienesi presero a sottomettere alcune fortezze limitrofe del territorio fiorentino, mentre i fuorusciti ghibellini di Firenze avanzavansi verso la loro patria sotto la condotta del conte Guido Novello, uno de' signori di Casentino, della medesima famiglia del conte Guido Guerra, ma di opposto partito197. Avevano pure con loro il conte Giordano d'Anglone ed i cavalli tedeschi che il re Manfredi aveva loro accordati. Quest'armata ghibellina giunse in faccia a Firenze il 27 settembre e fu ricevuta senza opporle resistenza. I Ghibellini, postisi alla festa del governo, abolirono tutte le leggi fatte da dieci anni in poi, per accrescere l'autorità del popolo; e la repubblica fiorentina, benchè assoggettata al governo de' nobili, rimase però sotto la protezione di Manfredi, cui tutti i cittadini furono tenuti di giurare fedeltà. Il conte Guido Novello fu nominato per due anni podestà di Firenze, ed i soldati tedeschi del conte Giordano si pagarono colle entrate della città.
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