Gli Arabi e gli Ungari che guastarono l'Italia nel decimo secolo, combattevano a cavallo, armati alla leggera; ma la principale forza de' Franchi e de' Tedeschi nello stesso secolo e ne' due susseguenti, stava ancora nell'infanteria. Le armate di Federico Barbarossa erano in gran parte formate di pedoni; ed i nobili che combattevano a cavallo, non erano però coperti di quella pesante armatura, nè accostumati ancora a quella ordinanza ferma, inalterabile, che formò il carattere della cavalleria dal tredicesimo fino al quindicesimo secolo. I cittadini delle città italiane potevano combattere con eguale vantaggio tanto contro la cavalleria leggera, come contro l'infanteria tedesca; e sembra che, come questi ultimi, avessero per armi difensive uno scudo, un caschetto, cosciali e bracciali, che loro coprivano parte del corpo davanti, e per tutt'armi d'offesa una larga spada tagliente. Soltanto alcuni corpi privilegiati avevano inoltre alabarde e balestre; ma l'infanteria non portò mai, come quella de' Romani, quel pesante e terribile pilum che una mano inesperta non avrebbe saputo lanciare.
Queste armi appropriate ai borghesi che non dovevano vivere continuamente sotto le insegne, proporzionate al coraggio ed alla fisica costituzione di corpi mantenuti robusti dalla temperanza e, dagli esercizj faticosi, dovevano farli capaci di tener testa alle truppe migliori allora conosciute; e ne diedero luminose prove nella prima guerra lombarda.
Trovavasi per altro anche a que' tempi nelle armate imperiali una qualità di truppe di cui bastava perfezionare l'armatura perchè l'infanteria non le potesse più star a fronte, e questi erano gli uomini d'arme.
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