Questo trattato solennemente stipulato il giorno 4 aprile del 1258 nella basilica di sant'Ambrogio, da cui ricevette il nome, ci fu conservato dallo storico Corio209. Sanzionando una perfetta eguaglianza tra i due ordini, tanto rispetto alle nomine de' pubblici impiegati, che coll'abolire tutte le antiche condannagioni, e coll'ammettere tutte le alleanze, pareva che questo trattato dovesse perpetuare in Milano la concordia; ma sgraziatamente non durò più di tre mesi; ed i nobili furono nuovamente forzati a lasciare la città in sul finire di giugno. Sperando di ripararsi in Como, trovarono la città divisa dalla stessa lite che lacerava la loro patria; onde le due fazioni milanesi s'associarono a quelle di Como, e dopo una calda battaglia accaduta entro le mura di questa città, nella quale il popolo fu vittorioso, e dopo una seconda datasi in campagna in cui i nobili avvilupparono l'armata plebea, fu conchiusa con vantaggio de' gentiluomini una seconda pace che non doveva aver più lunga durata di quella di sant'Ambrogio.
Per quanto vantaggiose fossero le condizioni imposte dai nobili dopo la battaglia, in cui la loro cavalleria aveva deciso della vittoria, non erano appena rientrati in città, che il popolo riprendeva sopra di loro tutta la sua superiorità. Ma la lotta tra le due fazioni rendeva sempre più necessaria l'autorità de' loro capi, ed i plebei non d'altro occupandosi che dell'abbassamento de' nobili, dimenticavano interamente la propria libertà: anzi, a tale era giunto l'odio del popolo verso la nobiltà, che per ridurla all'estremo avvilimento parve compiacersi di averla compagna sotto il dominio di un signore.
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