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      Così glorioso avvenimento accrebbe maravigliosamente l'influenza di Martino sopra la sua patria; perciocchè come i suoi avversari infamarono la propria causa unendosi al più odiato tiranno, così egli acquistò nuovi diritti alla riconoscenza de' suoi patriotti salvandoli da dura servitù.
      Nè i Milanesi furono i soli che ricompensassero i servigi di Martino: che nello stesso tempo gli abitanti di Lodi lo nominarono signore della loro città, senza che per altro credessero d'avere con ciò rinunciato alla loro libertà; perchè anco i Milanesi risguardavansi sempre come repubblicani, quantunque gli avessero di già accordato il titolo di loro signore: ma Lodi era una città assai più piccola e più debole di Milano, e per conseguenza la potenza di un signore, e d'un signore straniero assai più sproporzionata a quella del popolo. In Lodi cessarono allora le dispute, nè Martino la tiranneggiò; ma questo piccolo stato fu ridotto ad essere tra le sue mani un istrumento di cui si valse per ridurre Milano in servitù.
      Frattanto i gentiluomini milanesi, quasi tutti fuorusciti, formavano un corpo di cinquecento uomini d'armi oltre alcuni cavalleggieri; onde malgrado l'estrema superiorità del popolo di Milano per ricchezze, per numero, per potenza, non poteva Martino opporre a quella terribile cavalleria, che una infanteria plebea incapace di resisterle, poichè colui che fino dalla fanciullezza non erasi accostumato a vestire la corazza ed a combattere sotto così pesante soma, non poteva più accomodarvisi dopo essersi applicato ad un altro genere di vita.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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