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      Nelle altre città d'Italia l'esterior forma del governo fu in origine repubblicana; e quando si prese a riformarne gli abusi, credettesi di doversi allontanare da tutte le forme che prima esistevano, e convenne accostarsi naturalmente alle monarchiche. Per lo contrario a Venezia, antichissima essendo l'istituzione dei dogi, i quali inamovibili magistrati furono per quattro interi secoli giudici supremi, generali di tutte le forze dello stato, circondati da un fasto orientale preso dalla corte di Costantinopoli, più volte autorizzati a trasmettere la propria dignità ai loro figliuoli, erano, rispetto alle prerogative, eguali ai re d'Italia. Anche la forma essenziale del governo era affatto monarchica; e quando se ne scorgevano gl'inconvenienti, ogni limitazione dei poteri del doge parve una conquista fatta a favore della libertà. La nazione fece causa comune colla nobiltà, e non si adombrò delle prerogative che questa si attribuiva.
      Di già l'anno 1032, quando Domenico Flabenigo era stato creato doge, il potere monarchico, in seguito di una sommossa, aveva sofferte alcune restrizioni211. Il popolo aveva dati al doge due consiglieri, senza il di cui consentimento non poteva prendere veruna determinazione: era stata proibita l'associazione d'un figlio col padre, e nelle più importanti occasioni il doge era stato sottomesso all'obbligo di adunare a sua scelta i principali cittadini per deliberare con loro intorno agl'interessi dello stato. Coloro ch'egli pregava ad assisterlo, ebbero il nome di pregadi; e questa è l'origine del più antico e più illustre consiglio della repubblica di Venezia.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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