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      Senza abolire le generali assemblee del popolo, che nelle più importanti occasioni si convocarono fino al quattordicesimo secolo213, si formò un consiglio annuale di quattrocento ottanta cittadini, rappresentanti i sei sestieri della nazione e le dodici più antiche divisioni de' suoi tribunati. A questo consiglio venne affidata la somma di tutti i poteri non attribuiti al doge, ed in unione al medesimo la sovranità della repubblica214.
      Forse la maggiore di tutte le difficoltà in politica è di fare che il popolo elegga degnamente i suoi rappresentanti. Pochi uomini resi famosi dalle loro virtù e dai loro talenti possono ottenere un'opinione universale, il popolo può conoscerli, e procedendo a scegliere tra questi, prendersi cura della scelta; ma s'egli deve nominare un corpo numeroso, se deve estrarre dalla folla centinaja d'individui che vi rimanevano inosservati, trovasi costretto d'agire a caso, senza cognizione di causa e senza interesse. Quando le elezioni sono tranquille e facili convien dire che il popolo sia quasi straniero all'opera che sembra da lui fatta. Abbiamo veduto ne' saggi di costituzioni fatte a' nostri giorni, le liste de' notabili, degli elettori, de' pubblici funzionarj partire in apparenza dal popolo con una regolarità numerica che appagava i matematici inventori di tutti questi sistemi; ma il popolo non era stato giammai meno rappresentato che da' suoi mandatarj; imperciocchè i cittadini convinti dell'inefficacia di tutte le loro funzioni, o non assistevano alle assemblee, o agivano come a caso e senza prendersene pensiero; e talvolta non conoscevano pure lo scopo delle operazioni che facevano215.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326