Gli anziani assecondarono la frenesia del popolo, o fecero la corte al suo capo, decretando che Guglielmo sarebbe dieci anni capitano del popolo; che morendo prima del termine gli verrebbe surrogato uno de' suoi fratelli; che avrebbe sotto i suoi ordini, pagati dallo stato, un cavaliere, un giudice, due scrivani, dodici littori e cinquanta arcieri, che farebbero giorno e notte la guardia al suo palazzo ed alla sua persona. Per ultimo gli diedero la facoltà di nominare, salva la loro approvazione, il podestà annuale245.
Ed ecco con questa rivoluzione compiutamente fondata la tirannide; ma fortunatamente per Genova il popolo era troppo impaziente per sopportarla lungo tempo. Del 1259 i nobili cominciarono ad avvedersi che Guglielmo, il quale ogni giorno si arrogava nuove prerogative, aveva di già molto perduto della sua popolarità. Ordirono contro di lui una congiura, ma intempestiva; e Guglielmo che n'ebbe sentore, trovò parte del popolo ancora disposto a difendere il suo idolo. Egli pronunciò contro i suoi nemici una sentenza di esiglio, e fece spianare le loro case. Domandò in seguito al suo consiglio, e facilmente ottenne, che gli fosse accresciuto il salario, e data subito una somma di danaro per mettersi in istato di difesa246. Frattanto se la mala riuscita di questa congiura accrebbe la sua potenza, accrebbe pure l'odio che una parte della nazione nudriva contro di lui. E già, se crediamo all'annalista genovese coetaneo, del 1262 Guglielmo si comportava da tiranno; dava e toglieva gl'impieghi di proprio arbitrio, sprezzava le deliberazioni dei consigli, trattava in nome proprio le alleanze, annullava le sentenze de' tribunali, ed escludeva i nobili da ogni parte dell'amministrazione.
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