... Ma questo re deve avere in noi e ne' nostri fratelli maggiore confidenza; deve credere senza ombra di dubbio, che mentre lo risguardiamo come il prediletto figlio della Chiesa romana, che mentre noi nudriamo per lui un particolare affetto, non esporremmo la sua persona o i suoi stati a qualche pericolo, nè il suo nome alla maldicenza ed allo scandalo, nè la sua anima, di cui ci è confidata la difesa, alla dannazione. Egli deve credere che noi ed i nostri fratelli vogliamo, col divino ajuto, conservar pure le nostre coscienze e salvare le anime nostre innanzi all'autore d'ogni salute; e noi sappiamo di certa scienza, che niente di tutto quanto vogliamo fare, non offende i legittimi diritti di Corradino, o di Edmondo; o d'alcun altra persona257.»
La sentenza di deposizione, fulminata nel concilio di Lione da papa Innocenzo, colpiva tutta la discendenza di Federico II; e la Chiesa aveva pronunciata nel più solenne modo la diseredazione di Corrado e di Corradino, onde il santo re Luigi non osava opporsi a tale giudizio, benchè ne sentisse nel suo cuore l'ingiustizia, e non volesse raccoglierne i frutti; per la qual cosa rifiutò la corona di Sicilia, che il papa gli aveva offerta per uno de' suoi tre minori figli258. L'investitura formalmente accordata da un papa a Edmondo, figliuolo del re d'Inghilterra, ritraeva i principi francesi dall'accettare le offerte d'Urbano, più che non faceva il diritto ereditario della casa di Svevia sui regni che tuttora possedeva. Il papa, per calmare i loro scrupoli, unì al suo notajo Alberto un uomo più interessato a procurare nemici a Manfredi, Bartolomeo Pignatelli, arcivescovo di Cosenza, irriconciliabile nemico del suo re.
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