Questo prelato passò prima alla corte d'Enrico III re d'Inghilterra, che trovò impegnato in una guerra civile co' suoi baroni, perchè rifiutavasi di eseguire i capitoli della gran carta del regno, che egli aveva giurato d'osservare. L'arcivescovo approfittò dell'imbarazzo in cui era il re, per ottenere da lui e da suo figliuolo Edmondo una formale rinuncia a tutti i diritti che Alessandro IV aveva potuto trasferir loro sul regno di Napoli. Per ridurli a tale atto si fece a rappresentar loro, che non avevano punto soddisfatte le condizioni espresse nell'investitura; che non erano presentemente in istato di soddisfarle; e che intanto la Chiesa aveva bisogno di pronti e potenti soccorsi. In pari tempo offriva al re inglese tutto il potere della Chiesa contro i suoi sudditi; e ricompensò la condiscendenza d'Enrico III e d'Edmondo collegandosi con loro contro le libertà britanniche259.
L'arcivescovo di Cosenza si recò colla rinuncia di Edmondo presso san Luigi; e, dimostrando essere i diritti della Chiesa maggiori di quelli di Corradino, se non dissipò interamente i rimorsi del santo re, li fece almeno tacere. Di una affatto diversa natura era la negoziazione pendente con Carlo d'Angiò, che gli scrupoli non ritraevano dall'accettare una corona, cui la propria ambizione e la vanità della consorte gli facevano desiderare; ma il papa l'accordava a troppo onerose condizioni: e siccome non prometteva che ajuti vani di parole ed un titolo litigioso, Carlo d'Angiò, che doveva conquistare il regno a sue spese e colle proprie forze, esponendosi a tutti i pericoli ed a tutte le difficoltà dell'impresa, non voleva impegnarsi in una guerra, finchè la santa sede si ostinava a guardare per sè i frutti de' suoi pericoli.
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