Costoro ripongono il loro godimento nei mezzi e non nel fine d'ogni cosa; il loro coraggio non è animato da una passione abbastanza nobile per esporsi a grandi sagrificj; ma da un segreto sentimento della propria nullità, da un nascosto disprezzo di sè medesimi, che associano al desiderio di illudere gli altri. Impazienti di segnare qualche orma d'un'esistenza, che per sè medesima non merita di fissare l'attenzione del pubblico, armansi indifferentemente a vantaggio o in danno della Chiesa, per la libertà o per la tirannide: sempre sperando coll'essere prodighi delle loro vite, di uscire da quella nullità che tanto li tormenta; ed ignorano che non il disprezzo della vita, ma il solo amore d'una nobile causa rende l'uomo glorioso; che, per rendere un culto alle idee generose, non si deve adoperare in maniera che i più grandi sagrificj impiccioliscano, ma sentirne la grandezza e non lasciare di farli; che colui che sprezza la sua esistenza non fa che indicare agli altri il disprezzo in cui la debbono tenere; che quello che cerca gli altrui suffragi senza nutrire egli stesso veruna stima di sè medesimo, potrà forse veder soddisfatta la sua vanità; ma non acquisterà gloria.
I crociati francesi, dopo aver ricevuto a Viterbo la benedizione d'Urbano IV, inoltraronsi fino al Garigliano, e vennero più volte alle mani con Manfredi e co' suoi Saraceni: talvolta vittoriosi e talvolta vinti, versarono il proprio e l'altrui sangue; ma
Fama di loro il mondo esser non lassa;
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa266.
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