Essendo a Modena scoppiata una lite tra le due fazioni, volarono in soccorso de' Guelfi, i quali, cacciati di città i Ghibellini, rimasero soli padroni dell'amministrazione della repubblica270. Colà i fuorusciti fiorentini nominarono loro capitano Forese degli Adimari, sotto la di cui condotta, pochi mesi dopo, fecero trionfare i Guelfi anche in Reggio271: e finalmente avendo avuto lo stesso successo a Parma272, tutta la contrada posta tra il Po e gli Appennini fu principalmente per opera loro richiamata all'ubbidienza della Chiesa. Oltre i pedoni avevano formato un corpo di quattrocento cavalli ben montati e ben disciplinati, essendosi procurati a spese de' loro nemici quanto loro abbisognava.
Intanto Manfredi non trascurava verun mezzo per difendersi dai nuovi nemici che la Chiesa gli andava facendo. In sul finire di settembre mandò in Lombardia il conte Giordano con quattrocento lancie e molto danaro per unirsi al marchese Pelavicino, onde impedire la discesa de' Francesi in Italia273; ed egli medesimo il 18 ottobre dello stesso anno entrò nella Marca d'Ancona con nove mila Saraceni. Nel 1261 era stato eletto da una fazione senatore di Roma274, onde aveva nominato Pietro di Vico suo vicario in quella città, mandandogli un corpo di truppe tedesche perchè si fortificasse nell'isola del Tevere. Il vicario di Manfredi veniva spesso alle mani coi partigiani del papa275, sperando di potere quando che fosse rendersi padrone di tutta la città. Per ultimo Manfredi aveva impegnati i Pisani ad allestire una potente flotta, che unita a quella della Sicilia ammontava ad ottanta galere, e che pareva sufficiente ad impedire il passaggio di Carlo d'Angiò, qualora preferisse la via del mare276.
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