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      Appena ridotti a termine i preparativi di guerra da ambo le parti, papa Urbano IV morì, e, fino all'elezione del suo successore, Manfredi potè lusingarsi che il nuovo pontefice sarebbe men caldo nel perseguitarlo. Ma Urbano che non trovò che otto cardinali quando fu fatto papa, non dimenticò di crearne molti; di modo che l'elezione del suo successore trovossi tra le mani delle sue creature; la sua influenza, mantenendosi anche dopo la sua morte, il conclave gli sostituì il cardinale di Narbona, anch'esso francese, ed immediato suddito di Carlo d'Angiò, il quale in tempo dell'elezione trovavasi legato straordinario presso di questo principe. O la politica della corte di Roma non fu mutata dalla sua accessione, o non si rese che più subordinata alla politica francese.
      I Romani, egualmente incapaci di servire e di viver liberi, mentre Urbano IV negoziava ancora con Carlo d'Angiò, avevano fatto offrire a questo principe l'ufficio di senatore della loro città, che l'opposta fazione aveva conferito a Manfredi. Pare che il solo motivo che li movesse a dare questa carica a due monarchi, fosse vanità ed amor della pompa: invece d'onorare uno de' loro eguali colla loro confidenza, si credevano al contrario onorati trovando un re che volesse loro comandare. Sebbene il papa avesse ragione di temere dell'influenza che un principe potente acquistar potrebbe in Roma, se veniva ad esercitarvi quella magistratura, aveva permesso però che fosse data a Carlo, perchè sentiva troppo bene quanto tornerebbe utile a questo principe l'aver Roma dipendente nella circostanza d'attaccare il regno.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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