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      Si dice che questo principe conoscendo le truppe guelfe fiorentine che combattevano valorosamente, gridasse dolente: «Ove sono adesso i miei Ghibellini pei quali io feci tanti sacrificj!.... Qualunque siasi la fortuna della giornata, questi Guelfi possono oramai essere sicuri che il vincitore sarà loro amico.»
      Frattanto nel caldo della mischia fu dato ordine ai Francesi di tirare ai cavalli, ciò che tra i cavalieri era considerato come una viltà; e per questa manovra i Tedeschi perdettero tutt'ad un tratto il vantaggio che avevano sopra i Francesi. Manfredi vedendoli piegare esortò la linea di riserva ch'egli comandava a sostenerli vigorosamente: ma appunto in questo momento della crisi incominciò la diserzione dei baroni della Puglia e del Regno: il gran tesoriere, il conte della Cerra, il conte di Caserta, e la maggior parte de' mille quattrocento cavalli che non avevano ancora combattuto, e che dando vigorosamente addosso a truppe affaticate, avrebbergli ottenuta sicura vittoria, abbandonarono vilmente il loro buon re; il quale, quantunque non si vedesse più intorno che un piccolo numero di cavalieri preferì una generosa morte ad una vergognosa esistenza292. Mentre allacciavasi il caschetto, un'aquila d'argento che ne formava il cimiero, cadde sull'arcione del suo cavallo. Hoc est signum Dei, disse a' suoi baroni: «Io avevo attaccato il cimiero colle mie proprie mani, non è ora il caso che lo distacca.» Non avendo più questo real segno che lo distingueva dagli altri, gittossi nonpertanto in mezzo alla pugna, combattendo da bravo cavaliere; ma i suoi essendo già rotti, non potè impedirne la fuga, e fu ucciso in mezzo a' suoi nemici da un francese che non lo conosceva293.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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