Finchè si mantenne la battaglia, la perdita era stata eguale da ambo le parti; ma dopo rotti, diventò immensa pei Ghibellini. I fuggitivi furono inseguiti nella stessa città di Benevento, ove i Francesi entrarono in sul far della notte. Colà furono presi i principali baroni di Manfredi, e fra gli altri il conte Giordano Lancia e Pietro degli Uberti, che Carlo mandò nelle sue prigioni di Provenza, ove li fece crudelmente morire. Pochi giorni dopo furono dati in mano di Carlo la moglie di Manfredi, sua sorella ed i suoi figliuoli, che tutti morirono nelle prigioni294 del feroce Carlo.
Per tre giorni s'ignorò la sorte di Manfredi, che fu finalmente riconosciuto da un suo domestico nel campo di battaglia. Il suo cadavere fu posto sopra un asino e portato innanzi al nuovo re Carlo, che fece subito venire tutti i baroni prigionieri per meglio assicurarsi che fosse veramente Manfredi. Tutti lo affermarono spaventati; ma quando si presentò il conte Giordano Lancia, e gli fu scoperto il volto di Manfredi, battendosi il volto colle mani, e dirottamente piangendo: «O mio Signore, gridò, che siamo noi diventati!» I cavalieri francesi ch'erano presenti furono commossi da questo spettacolo, e chiesero a Carlo di rendere almeno gli onori funebri al morto re: «Ben volentieri, rispose, se non fosse morto scomunicato;» e con tale pretesto rifiutandogli una terra sacra, fece per lui scavare una fossa presso al ponte di Benevento. Pure ogni soldato dell'armata portò una pietra sopra quest'umile sepolcro.
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