Il conte Guido era un buon guerriero, ma non uomo di stato; e forse la più sperimentata politica non avrebbe potuto salvarlo nelle difficilissime circostanze in cui si trovava; ma egli fece in cambio molti falli e si mostrò debole. Credette di dover temporeggiare, dando qualche soddisfacimento ai Guelfi ed al popolo col chiamarli a parte del governo. Chiamò da Bologna due frati Gaudenti; era questo un nuovo ordine di cavalleria che prendeva l'impegno di difendere le vedove e gli orfani, di mantenere la pace, d'ubbidire alla Chiesa, ma che non legavasi con voti di castità e di povertà, come negli altri ordini. Uno di questi due cavalieri era guelfo, l'altro ghibellino, e Guido li nominò assieme podestà di Firenze. Diede loro un consiglio di trentasei savj presi indistintamente tra i nobili ed i mercanti, i Guelfi ed i Ghibellini. Accordò in appresso, dietro la domanda di questo consiglio, che i mestieri più importanti fossero uniti in corporazioni; onde si vennero a formare dodici corpi d'arti e mestieri300. Le sette professioni che risguardaronsi come più nobili, vennero indicate col nome di arti maggiori, e loro si accordarono consoli, capitani ed uno stendardo, sotto il quale gli artigiani erano obbligati di adunarsi in caso di tumulto, per conservare l'ordine nella città. Le arti minori, il di cui numero venne in seguito accresciuto, non ebbero subito il privilegio di formare compagnie. In tal modo il conte Guido gittò le fondamenta d'una aristocrazia plebea, che in appresso vedremo lottare lungo tempo colle inferiori classi del popolo.
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