Intanto i Romani inaspriti contro la nobiltà da quella stessa gelosia, che animava a quest'epoca tutti i popoli d'Italia, avevano escluso quest'ordine privilegiato dal governo della loro città. Avevano allora nominati due cittadini per ogni quartiere, onde comporne il supremo loro consiglio, e questo accordò il rango di senatore ad Enrico di Castiglia, perchè lo credette opportuno a decorare colla sua reale nascita il nuovo governo. Enrico aveva sotto i suoi ordini circa trecento cavalieri spagnuoli o saraceni, che l'avevano seguíto da Tunisi in Italia; ebbe presto il modo di farne venire degli altri; ed in pari tempo afforzò il suo potere in Roma con una mescolanza di fermezza e di giustizia, rimettendovi l'ordine e la sicurezza: ma fece arrestare come ostaggi alcuni capi del partito de' nobili e de' Guelfi, due Orsini, un Savelli, uno Stefani ed un Malabranca. Diede inallora pubblicità all'alleanza da lui contratta con Corradino, e scrisse a questo principe per affrettarlo a recarsi a Roma311.
Nello stesso tempo Corrado Capece, dopo aver portate a Pisa notizie di Corradino e dell'imminente sua venuta, aveva fatto vela alla volta di Tunisi sopra una galera pisana per trovare Federico, fratello d'Enrico di Castiglia, che sbarcò sulle coste della Sicilia con duecento cavalieri spagnuoli, altrettanti tedeschi e quattrocento toscani ch'eransi riparati in Affrica dopo la disfatta della casa di Svevia, che ardentemente desideravano di vendicare. Le due galere che portarono questa gente a Sciatta in Sicilia erano cariche di selle e di armi; ma i cavalieri erano in sì misero stato ridotti, che non avevano fra tutti più di ventidue cavalli312. Nulladimeno sparsero nell'isola le lettere ed i proclami di Corradino per ricordare ai popoli la fedeltà giurata alla sua famiglia.
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