Corradino poi ch'ebbe, alla testa dei Pisani, fatta una scorreria nel territorio di Lucca315, passò a Siena, ove fu accolto colle medesime dimostrazioni di gioja. Guglielmo di Belselve, maresciallo di Carlo, vedendo che il suo nemico avanzavasi alla volta di Roma, volendo avvicinarlo, marciò da Fiorenza ad Arezzo; ma giunto a Ponte a Valle sull'Arno, cadde in un'imboscata tesa dalle truppe di Corradino comandate dagli Uberti di Firenze, e fu fatto prigioniere colla maggior parte de' suoi soldati, essendo gli altri stati uccisi o dispersi316.
Corradino, durante il sue cammino a traverso dell'Italia, aveva tre volte ricevuto ordine dal pontefice di licenziare la sua armata, e di venire disarmato ai piedi del principe degli apostoli a ricevere quella sentenza che avrebbe contro di lui pubblicata, minacciandolo in caso di rifiuto di scomunicarlo e di spogliarlo del titolo di re di Gerusalemme, il solo che la santa sede gli avesse permesso d'ereditare da' suoi antenati. Corradino non si era curato di tali minacce, onde Clemente pronunciò in Viterbo, il giorno di Pasqua, la sentenza di scomunica contro di lui e de' suoi partigiani317, dichiarandolo decaduto dal regno di Gerusalemme, e liberando i suoi vassalli dal giuramento di fedeltà. Corradino non rispose altrimenti a quest'ultima bolla che avanzandosi verso Roma alla testa della sua armata. Passando presso Viterbo, ove dimorava il papa, che vi si era afforzato con numerosa guarnigione, Corradino fece spiegare la sua armata innanzi alle mura della città per incutere timore alla corte pontificia.
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