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      Corradino, il duca d'Austria, il conte Galvano Lancia, il conte Gualferano ed i conti Gherardo e Galvano di Donoratico di Pisa fuggirono assieme; ed a stento Alardo di San Valerì contenne i Francesi che volevano inseguirli; perciocchè se essi dal canto loro rompevano l'ordinanza, avrebbero potuto essere egualmente disfatti: poco mancò pure che nol fossero da Enrico di Castiglia, che tornò co' suoi Spagnuoli sul campo di battaglia: ma questi ancora furon rotti, e Carlo si tenne fino a notte ordinato in battaglia, per non compromettere la sua vittoria.
      Corradino fuggendo aveva sperato di trovare il grosso della sua armata ch'era piuttosto dispersa che disfatta; ma quel paese, che gli si era mostrato prima favorevole, andavasi contro di lui dichiarando di mano in mano che aveva avviso della sua rotta. Enrico di Castiglia fu fatto prigioniero e consegnato a Carlo dall'abate di Monte Cassino, cui aveva chiesta ospitalità. Corradino, giunto coi suoi amici alla torre d'Astura in riva al mare, lontana quarantacinque miglia dal campo di battaglia, si fece dare una barca per passare in Sicilia; ma Giovanni Frangipani, signore d'Astura, gli tenne dietro con un'altra barca, e, fattolo prigioniero, lo condusse nel suo castello. Stava il Frangipani dubbioso se dovesse accettare il danaro offertogli per la libertà de' suoi prigionieri, quando si vide assediato dall'ammiraglio di Carlo, e forzato di rimetterli nelle sue mani. Ricevette dal re francese in premio della sua viltà un feudo presso Benevento.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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