Carlo non era solamente re delle due Sicilie, ma era il favorito dei papi, che in esso vedevano l'opera loro; e come amico e figliuolo prediletto della santa sede esercitava negli stati della chiesa una potenza che niuno secolare sovrano aveva potuto da lungo tempo acquistarvi. Clemente IV morì un mese dopo il supplicio di Corradino330, e perchè in trentatre mesi i cardinali non gli avevano ancora dato un successore, Carlo approfittò dell'interregno per accrescere il suo potere negli stati della chiesa. Clemente gli aveva dati dei diritti sopra la Toscana nominandolo vicario imperiale di quella provincia; i Guelfi lombardi lo risguardavano come loro protettore; molte città del Piemonte l'avevano eletto loro perpetuo signore; e per tal modo il re delle due Sicilie era diventato l'arbitro di tutta l'Italia.
Beatrice sua moglie, che per appagare la propria vanità lo aveva impegnato in così pericolose intraprese, non raccolse il frutto di quelle vittorie, che aveva così ardentemente desiderate; perciocchè morì poco dopo la battaglia di Tagliacozzo, e Carlo sposò in seconde nozze Margarita di Borgogna.
Se Carlo conservò lungo tempo l'acquistato potere, non però fu soddisfatta la sua ambizione; che dopo tante prosperità non sembrandogli le due Sicilie uno stato degno di lui, più omai non lo risguardava che come un mezzo per innalzarsi a maggior grandezza. In vece di appagarsi dell'alta influenza che aveva acquistata sopra tutta l'Italia, volle ridurre questa terra in servitù e farne un solo regno il quale gli somministrasse gli opportuni mezzi a far l'impresa del Levante, che stavagli altamente a cuore.
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