La presiedettero i suoi ambasciatori, i quali rappresentarono alle città, che per non perdere i vantaggi della vittoria che avevano ottenuta sui Ghibellini, eterni loro nemici, per impedire il rinascimento di quell'odiata fazione e per dare maggiore forza ed unione al governo della lega, egli era necessario di nominare un capo. Pretesero che il re Carlo, il quale andava debitore di ogni suo potere ai Guelfi, sarebbe l'uomo più invariabilmente attaccato al loro partito; ed in conseguenza domandavano che tutte le città lombarde lo nominassero loro signore. Vi acconsentirono quelli di Piacenza, Cremona, Parma, Modena, Ferrara e Reggio335; quelli di Milano, Como, Vercelli, Novara, Alessandria, Tortona, Torino, Pavia, Bergamo, Bologna e quelli del marchese di Monferrato, risposero, che volevano aver Carlo sempre amico, padrone mai. Non perciò si sgomentarono i deputati di Carlo, anzi fecero fante pratiche, che, avanti che terminasse l'anno, i Milanesi e varj altri popoli acconsentirono a giurare fedeltà al nuovo signore.
Il re di Sicilia non sarebbesi forse limitato a questi primi successi, se a tale epoca non fosse stato strascinato da suo fratello san Luigi nell'ultima crociata, che lo allontanò alcun tempo dalle sue intraprese sull'Italia.
(1270) Mille cause diverse avevano quasi spento l'ardore per le crociate; e le più frequenti comunicazioni coi Saraceni avevano assai diminuito quell'odio che prima ispiravano. Per lo contrario i cristiani di Terra santa avevano date tante prove di viltà, di perfidia, di corruzione, che le loro sventure venivano risguardate come una punizione del cielo.
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