La cieca fede dell'undecimo secolo era stata indebolita dai nascenti lumi del tredicesimo; ed il generoso cavalleresco sagrificio dei grandi aveva fatto luogo ad una più astuta politica. L'abuso delle crociate aveva in sì special modo fatta nascere la diffidenza intorno all'efficacia delle indulgenze; eransi veduti più volte i papi predicare la crociata contro i loro particolari nemici, contro principi commendevoli per virtù e per talenti, contro imperatori che avrebbero potuto essere l'appoggio della cristianità; onde incominciavasi a dubitare della santità delle crociate e delle ricompense che potevano meritare innanzi al tribunale di Dio. Il signore di Joinville, sollecitato da san Luigi ad accompagnarlo in quest'ultima spedizione, racconta che gli rispondesse; «che s'egli si esponeva al pellegrinaggio della croce, ruinerebbe totalmente i suoi poveri sudditi. Inoltre, soggiunge egli nelle sue memorie, ho udito dire da molti che coloro che gli consigliarono l'intrapresa della crociata fecero un grandissimo male, e peccarono mortalmente; perchè, finchè rimase nel regno di Francia, tutto il suo regno viveva in pace, e vi regnava la giustizia; e tostochè l'ebbe abbandonato, tutto incominciò a peggiorare. Fecero pure grandissimo male per un altro motivo; essendo il detto signore tanto indebolito e fiacco della persona, che non poteva sostenere veruna armatura, nè rimanere lungo tempo a cavallo336.»
Qualunque si fosse il sentimento di Joinville e di molti suoi compagni d'armi, presso ad altri molti le cavalleresche virtù di san Luigi riaccesero per l'ultima volta lo zelo che si spegneva.
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