I Genovesi dal canto loro dichiararono la guerra al re di Sicilia ed a tutti i suoi alleati; ma, benchè ne avessero giusta cagione, non usarono il diritto di rappresaglia, e si limitarono a dar ordine ai Provenzali e Siciliani di uscire nel termine di quaranta giorni dal territorio genovese, passato il qual termine, sarebbero trattati come nemici, e presi i loro beni. Il pontefice cercava di pacificare i Genovesi; e Carlo, approfittando dell'animosità che aveva eccitata nel partito guelfo di Toscana, gli attaccava colle armi de' suoi alleati. Faceva avanzare il suo vicario di Toscana nella riviera di Levante alla testa de' Lucchesi, Fiorentini, Pistojesi ed Aretini, mentre il siniscalco di Provenza invadeva la riviera di Ponente, e gli Alessandrini ed i marchesi del Bosco e del Carreto entravano nella Liguria a traverso le montagne del nord349. Pure i Guelfi furono battuti su tutti i punti, e le truppe di Carlo furono rispinte.
Un'altra non meno importante guerra impediva ai Veneziani di soccorrere Terra santa. Essi erano stati attaccati dai Bolognesi, i quali pretendevano di non pagare le nuove gabelle, che i Veneziani avevano di fresco imposte alle mercanzie che montavano o scendevano pel Po in mare. Questa guerra che durò tre anni, e che sott'altri rapporti non presentò verun importante avvenimento, fu assai notabile per essersi incominciata dai Bolognesi quand'erano giunti al più alto grado della loro potenza. L'armata che questa sola città mandò sul Po di Primaro l'anno 1270 per fabbricarvi una fortezza che signoreggiasse la foce del fiume, era più numerosa, che le armate colle quali Manfredi, Carlo d'Angiò e Corradino eransi disputati il regno di Napoli; e molti storici la portano a quaranta mila uomini.
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