Giammai in alcuna guerra civile fu spinto più lontano l'abuso della vittoria: dodici mila cittadini furono colpiti da una sentenza d'esilio, confiscati i loro beni; e le loro case, dopo essere state abbandonate al saccheggio, furono atterrate361.
Frattanto i Lambertazzi si afforzarono, del 1275, nelle città di Romagna ove eransi rifugiati, e specialmente a Forlì ed a Faenza. I Ghibellini, perseguitati presso che in tutta l'Italia, si unirono intorno ai Lambertazzi; il conte di Montefeltro si pose alla loro testa, ed acquistò quella riputazione di grande capitano di cui godè in seguito presso tutte le città d'Italia. Due volte nel 1275 ruppe i Geremei ed i Guelfi presso il ponte di san Procolo, e fece due volte tremar Bologna, che fu in procinto di venire in mano de' Ghibellini. Onde, per assicurarsi dalle loro intraprese, chiese soccorso al re Carlo, il quale l'anno 1276 le mandò per governatore Riccardo di Beauvoir, signore di Durford, con alcune compagnie d'uomini d'armi.
La Toscana parve tutt'intera riunita alla parte guelfa; la repubblica di Siena erasi affatto abbandonata al governo di questa fazione; e quella di Pisa, datasi a Carlo, aveva ottenuta l'assoluzione della chiesa: ma durante il viaggio del papa in Francia, si riaccese la guerra tra questa città ed i Guelfi; ed in pari tempo scoppiò nella repubblica di Pisa quella intestina discordia che dodici anni più tardi condusse a crudel morte il troppo famoso conte Ugolino co' suoi figliuoli.
Nel tredicesimo capitolo abbiamo indicata l'origine delle fazioni che sotto nome de' Conti e de' Visconti lacerarono la città di Pisa.
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