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      Nicolò III fece questa domanda come necessaria condizione della pace, ch'egli trattava tra Carlo e Rodolfo, ed il 16 di settembre del 1278 Carlo depose l'ufficio di senatore di Roma368; rinunciò al vicariato di Toscana; richiamò le sue truppe da questa provincia, e rese al cardinal Latino, incaricato dal papa di far eseguire questa promessa, tutti i castelli in cui teneva guarnigione, tutti gli ostaggi ch'egli erasi fatti dare dalle città. Supponeva il papa che in tali circostanze Carlo manifesterebbe del malumore, somministrando così un pretesto per trattarlo con maggiore severità. Ma quando seppe che aveva ricevuto gentilmente il cardinal Latino, e che la sua moderazione non erasi smentita ne' discorsi, disse: «Questo principe può avere ereditata la fortuna dalla casa di Francia, la finezza da quella di Spagna, ma la circospezione nel parlare non può averla imparata che frequentando la corte di Roma369.»
      Carlo, dietro le istanze di Nicolò, aveva accordata piena soddisfazione a Rodolfo, onde questi non poteva sotto verun pretesto rifiutarsi alle domande del papa. La promessa solenne fatta a Gregorio X di crociarsi, che più non pensava di soddisfare, rendevagli necessario il favore di Nicolò, poichè il solo papa poteva assolverlo dal giuramento e dalla scomunica. Rodolfo in vista di tali considerazioni accordò finalmente la carta da tanto tempo richiesta per separare chiaramente in Italia le province dipendenti dalla santa sede o dall'Impero.
      Da oltre un secolo tutti gl'imperatori, all'epoca della loro incoronazione avevano confermato alla santa sede il possedimento di tutto lo stato ecclesiastico da Radicofani sino a Ceperano, ossia fino alle frontiere del regno di Napoli; e di più di tutta l'Emilia, o Romagna, della Marca d'Ancona e della Pentapoli.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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