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      La santa sede che non aveva mai posseduto queste tre ultime province, facendo fondamento sulla sua perpetuità, non si era affrettata di domandarne il godimento, e soltanto si era data cura di far confermare le donazioni più volte contrastate di Carlo Magno e di Luigi il buono, aspettando che i suoi diritti avessero acquistata la forza che loro poteva dare l'antichità. Gl'imperatori, tutti occupati soltanto del presente, avevano risguardate come vane formole le carte, che copiate da più antichi documenti conservavano alla santa sede un titolo sopra alcune province delle quali avevano essi l'attuale godimento. Ma come i papi l'avevano preveduto, giunse il tempo nel quale un nuovo imperatore, ignorando i diritti della sua corona, e perfino la geografia dell'Italia; impotente ancora nelle province delle quali non gli si contrastava l'alto dominio, prese per titoli indubitati i contraddittorj diplomi de' suoi predecessori.
      Un cancelliere imperiale aveva scorse tutte le città italiane, ed aveva senza difficoltà ottenuto il rinnovamento degli stessi giuramenti, ch'esse prestavano agli altri imperatori. Nicolò scrisse a Rodolfo per intimargli di rinunciare ad una sacrilega usurpazione370. Gli mandò copia delle carte di Luigi il buono, di Ottone I e d'Enrico VI, e gli chiese d'esprimere con eguale chiarezza quali fossero le città spettanti alla Chiesa, onde liberarle dal giuramento di fedeltà che avevano prestato per errore. Difatti Rodolfo, colle sue lettere patenti del quattro delle calende di giugno, riconosce che gli stati della Chiesa stendevansi da Radicofani a Ceperano; che comprendevano inoltre la Marca d'Ancona, il ducato di Spoleti, le terre della contessa Matilde, il contado di Bertinoro, l'esarcato di Ravenna, la Pentapoli, Massa Trabaria, e tutti gli altri luoghi che un grande numero di diplomi imperiali hanno accordato a san Pietro ed a' suoi successori371. Quest'ultima clausola lasciando così libero il campo a nuove usurpazioni, Rodolfo in pari tempo rivocò ed annullò il giuramento di fedeltà che il suo cancelliere aveva ricevuto dai cittadini di Bologna, Imola, Faenza, Forlimpopoli, Cesena, Ravenna, Rimini, Urbino ed altri luoghi pretesi dalla Chiesa, ed ordinò al suo protonotaro di dar parte a tutti i cittadini di questi luoghi, che gli aveva sciolti da ogni obbligazione verso di lui.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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