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      (1281) L'ambasciatore del re d'Arragona aveva per missione ostensibile, presso Martino IV, di felicitarlo intorno alla sua elezione e di domandargli la canonizzazione di frate Raimondo di Pinnaforte, monaco catalano, ch'era morto nel principio del 1275, dopo avere, si diceva, risuscitati almeno quaranta morti, ed attraversato il mar Baleare sopra il suo mantello che gli teneva luogo di nave401. Le raccomandazioni dell'Arragonese non furono vantaggiose alla causa del beato; furono anzi cagione che la sua canonizzazione si protraesse fino all'anno 1601. Quando poi l'ambasciatore arragonese volle ricordare al papa i diritti di Costanza alla corona delle due Sicilie, Martino gli rispose adirato: «Dite al vostro padrone che, prima di chiedere grazie alla santa sede, pensi a pagarle con tutti gli arretrati l'annuo tributo, che suo avo promise alla Chiesa allorchè se ne dichiarò vassallo e feudatario402.»
      Gli ambasciatori de' Siciliani furono ancora più mal ricevuti: era stato scelto per questa missione Bartolomeo, vescovo di Pacto, ed un religioso domenicano. Martino non volle ascoltarli che in pieno concistoro; e quando furono ammessi, osservarono con maraviglia, che sedeva tra i loro uditori anche il re Carlo. Pure il prelato, senza punto sbigottirsi, prese per testo le seguenti parole della Scrittura: «Figlio di Davide, abbi pietà di me, perchè la mia figliuola è crudelmente tormentata da un demonio.» Espose in seguito la tirannia e le soverchierie dei ministri di Carlo, e voltosi al re con nobile sicurezza, lo richiese di porvi rimedio.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo III
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 326

   





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