Ma comprendendo dal racconto di Giovanni che i Siciliani eransi omai tanto inoltrati nella ribellione, che per alcun modo non potevano più dare a dietro, imbarcossi colla sua armata alla volta della Sicilia, e giunse avanti a Trapani il 30 agosto del 12823.
Tutti i baroni dell'isola eransi adunati a Palermo per ricevervi il nuovo re; che si affrettarono di far incoronare dal vescovo di Ceffalù, e gli prestarono il giuramento di fedeltà. Non lasciavano per altro d'essere assai inquieti osservando le deboli forze di Pietro in confronto di quelle di Carlo; e prevedevano che, presa Messina dai Francesi, in breve tempo tutta l'isola sarebbe soggiogata; ed avevano avviso che quella città incominciava ad avere tanta scarsità di viveri, che non potrebbe oramai tenere più di otto giorni. Fortunatamente il re arragonese aveva condotta seco la sua flotta composta soltanto di galee armate in guerra e disposte a combattere, e questa era comandata da Ruggero di Loria, gentiluomo calabrese, che aveva abbandonata la patria quando venne in potere de' Francesi, ed era il più esperto e più fortunato ammiraglio che allora si conoscesse. Carlo all'opposto, non s'aspettando d'aver nemici sul mare, non aveva seco menato che navi da trasporto e galere disarmate; almeno con tale pretesto gli storici guelfi cercano di scusare la debolezza della sua marina veramente strana ed incauta. Ruggero di Loria, riunite sessanta galee sottili della Catalogna e della Sicilia, andò ad occupare lo stretto per impedire che fosse vittovagliata l'armata francese.
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