Ma lungi dallo scoraggiarsi per tale disfatta, i Pisani raddoppiarono i loro apparecchi per farne vendetta. Nominarono loro podestà Alberto Morosini di Venezia, che godeva nella sua patria riputazione di eccellente capitano di mare; gli aggiunsero come capitani della loro flotta il conte Ugolino della Gherardesca ed Andreotto Saracini. Il tesoro erasi quasi esaurito ne' precedenti armamenti; ma tutti i gentiluomini pisani s'incoraggiarono a fare colle private loro fortune un generoso sforzo per ricuperare l'onore della patria. I Lanfranchi, ch'erano in allora la più numerosa famiglia di Pisa, armarono undici galere, i Gualandi, i Lei ed i Gaetani ne armarono sei, tre i Sismondi, quattro gli Orlandi, gli Upezzinghi cinque, i Visconti tre, i Moschi due, ed altre famiglie si unirono per armarne una. Questo generoso patriottismo creò una flotta di cento tre galere, che spiegò le vele nel mese di luglio, e venne a schierarsi in faccia al porto di Genova. Là i Pisani provocarono i Genovesi ad uscire per combatterli, e lanciarono contro il porto molte freccie d'argento. Era questa una braveria in uso tra que' due popoli, che, per quanto sembra, solevano in tal modo fare pomposa mostra della loro ricchezza e prodigalità. I Genovesi sfidati risposero che i loro vascelli non erano ancora apparecchiati, ma che raddoppiarebbero d'attività per rendere ben tosto ai Pisani la loro visita.
Di fatti non erano da molti giorni rientrati nell'Arno i Pisani, che i Genovesi avendo armate cento sette galere, si presentarono ne' mari di Pisa, e mandarono a sfidare i loro nemici.
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