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      (1288) Il popolo volle allora associare nel governo della repubblica l'arcivescovo Ruggeri al conte Ugolino; e forse era questa una delle segrete condizioni del trattato tra le due parti: ma Ugolino dichiarò orgogliosamente che non soffrirebbe compagno, e che non conosceva eguale. Insistevano invano i Ghibellini perchè alcuno del loro partito fosse messo a parte del governo; Ugolino voleva essere solo; onde l'arcivescovo nè meno ambizioso, nè meno dissimulato del conte, si ritirò dal palazzo della comunità ove il popolo l'aveva fatto entrare, senza mostrare verun risentimento o dar sospetto ad Ugolino d'aver cessato d'essere suo amico.
      La prosperità, lungi dall'addolcire i tiranni, li rende d'ordinario suscettibili di più violenta irritazione quando incontrano la più leggera opposizione alla loro volontà; e non pertanto potrebbero ben gli uomini rimanere docilissimi sotto il despotismo, che non perciò cambieranno mai le leggi della natura, ed un tiranno in mezzo ai più costanti successi troverà ancora motivi d'impazienza. La guerra marittima, i diplomi civili, e, può darsi ancora, l'irregolarità delle stagioni, avevano accresciuto il prezzo de' grani e non erano facili a trovarsi: lagnavasene il popolo, ed accusava il conte dei cari prezzi delle derrate. Tale era intanto la violenza degl'impeti di collera d'Ugolino, che niuno osava fargli note le lagnanze del popolo, ed avvisarlo del pericolo cui potevano esporlo. Uno de' suoi nipoti incaricossi di così difficile incumbenza, e gli propose di sospendere il prezzo delle gabelle per minorare il prezzo de' viveri.


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Storia delle repubbliche Italiane dei secoli di mezzo
Tomo IV
di Jean-Charles-Léonard Simonde de Sismondi
1817 pagine 288

   





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