Il principe di Salerno, erede del regno, trovavasi prigioniero degli Arragonesi, che dalla Sicilia lo avevano trasportato in Catalogna; sicchè fu il suo figlio primogenito, allora in età di soli dodici in tredici anni, che prese possesso del regno sotto la direzione di Roberto conte d'Artois, suo cugino, e d'un consiglio di baroni francesi. In tale occasione papa Onorio IV, successore di Martino, pubblicò una bolla intorno al governo del regno e per riformare gli abusi che vi si erano introdotti28. D'altra parte don Giacomo, il secondo figliuolo di Pietro d'Arragona, fu incoronato re di Sicilia, mentre il fratello maggiore ereditava gli stati paterni nelle Spagne: e la lotta del mezzo giorno d'Italia che aveva cominciato a guisa d'una guerra di giganti, si prolungò molti anni fra deboli principi, i di cui fatti più non meritano l'attenzione dell'Europa.
La debolezza della casa d'Angiò agevolò alla repubblica fiorentina i mezzi d'impadronirsi dell'amministrazione della parte guelfa fin allora diretta dal re di Napoli, e di chiamare a sè i negoziati di tutta la fazione. Ma la repubblica fiorentina in tempo che acquistava tanta influenza sulle altre province d'Italia, non era meno delle repubbliche sue rivali travagliata da intestine discordie. Lo zelo che i Fiorentini mostrarono in favore della loro patria, cui, sacrificando vita ed averi, innalzarono ad un grado di potenza assai superiore alle loro ricchezze ed alla popolazione, era un risultamento del loro amore di libertà, di quella sediziosa democrazia che, solleticando l'amor proprio e le passioni d'ogni classe di persone, le rendeva tutte energiche e valorose.
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